DANS LE METRO’ di Filomena Pucci

 

 

 

DANS LE METRO’
Entro in metrò, è una domenica sera, non è presto né tardi, forse sono le dieci. Ho passato il pomeriggio a vedere un film alla Videoteca de Les Halles, almeno ho l’impressione di fare qualcosa di buono. Mi siedo distrattamente, vicino allo sportello del metrò, non ho voglia di addentrarmi nel ventre del vagone, non ho voglia di vedere le persone dentro, non ho voglia di immaginarmi le loro storie, tanto m’annoierebbero lo stesso.
Tra la noia e la lacrima alzo gli occhi e vedo lui, seduto davanti a me, simmetricamente al mio posto.
Chiudo gli occhi e li riapro, veloce potrebbe sparire.
Lui è ancora là, non mi ha vista.
I miei occhi si fissano sul suo viso, deve sentirne immediatamente il peso perché alza la testa e mi guarda. Ma non mi vede. Il suo volto non reagisce, non è né contento né spaventato.
“Beh! Però potresti almeno accennare un sorriso, un saluto” penso. Continuo a guardarlo, lui questa volta fissa i suoi occhi nei miei.
Mi ha vista ma continua a non reagire.
“Forse non è lui”, ma poi io continuo a guardarlo, e guardandolo sovrappongo quel viso a quel che ricordo di lui, coincide “E’ lui!”. Quegli occhi nerissimi, come due piccole biglie di vetro lucido, che sembrano senza espressione ma che se mi avvicino slurp, mi risucchiano. Quella faccia bianca, quasi trasparente come la neve della Russia dalla quale è scappato da ragazzino insieme al padre. Il cappotto, un loden nero un bel po’usato, che lo fa così discreto in mezzo a tanti ma forte e sicuro come è lui. Io gli sorrido, bisogna pure aver il coraggio delle proprie idee, per me va bene anche solo essere amici ma dimenticare tutto fino a scordarsene no, non lo permetto io sono forte. Io ho coraggio.
Improvvisamente si alza, viene verso me, lo conosco, è lui, adesso arriva. Eccolo si avvicina, sorridendo, apre la bocca per parlare, guarda me e sta per parlarmi.
E lui come se avesse ascoltato tutti i discorso nella mia mente, come se la mia bocca muta gli avesse parlato, come se stesse rispondendo alla mia domanda dice: “Desolè je suis pas lui”
La metro si ferma e lui scende.

3 Responses to DANS LE METRO’ di Filomena Pucci

  1. giorgio ha detto:

    Ciao, che racconto bellissimo, davvero complimenti!!

  2. Francesco Barnabei ha detto:

    Bello, a piccoli passi scende, nel cuore.

Lascia un commento