Ora…di Agostino Acri

giugno 5, 2008

.

Ora non sento.

I tuoi passi non arriveranno,oggi,

i tuoi occhi non si poseranno da qualsiasi altra parte lontano da me.

saperlo non ha significato accettarlo.

volevi “volartene” via e l’hai fatto.

volevi liberarti e sei spiccata su un dolore che m’hai lasciato.

Ora è freddo.

 Tutto il resto brucia.

Il sole è coperto da  nuvole di cose che potevano essere.

Le parole raccolte per  te taceranno.

Qualcosa dovrò pur strappare da dentro

O questa lama,

Questo tempo,

Triterà e confonderà…

Come fossi qualsiasi altra cosa e non questa…

Forse avrei dovuto osare.

Avrei avuto la tua pelle addosso , adesso,

non unghie nervose a trapassare la mia.

Non c’è sosta nè pace.

qualcosa s’è fermata comunque.

Come pioggia sulla finestra.

Lacrime sugli occhi…

Non lavano nè bagnano:

solcano.

In questa terra di mezzo che ha diviso

Un pensiero sfiorato da mani che si sono toccate,

Perché  quel volo non si poteva fermare…

 

ora so

poteva cambiare l’inizio

la fine sarebbe finita così.

Comunque.

Sono stati solo attimi.

Petali e spine.

Ci siamo solo riconosciuti

Nell’attimo d’aria.

Tra te che spiccavi

Ed io che cadevo.


L’INFAUSTO COACERVO di Eva Pratesi

Maggio 19, 2008

 

 

 

Coacervo,

 ammucchio di persone affastellate sul cappello del re.

Tornava, scontato, dopo un giorno di razzia nel circolo dei giusti oratori e si chiedeva,

non senza annaspare,

cosa fosse quel groviglio sudaticcio sulla sua chioma lucente.

Rideva, rideva e i denti allargati su una fronte spianata fingevano di non soffrire il peso incombente dell’infausto coacervo. “Sfollate!”

Gridava da sotto il cappello mentre là sopra la folla saltava sulla musica di un clarinetto.

L’usignolo rimava e volando seguiva i balzi della scimmia drogata da dietro la porta.

 Il re era esausto e non trovava il modo di maritarsi.

 Ma quale fanciulla, Abbagliata da uno smagliante sorriso avrebbe pettinato quel suo coacervo???

Nessuna da secoli si era più fatta viva e il povero re,

Represso e infelice, Invidiava l’ammucchiata celebrata sulla sua testa.


Aquiloni che non volano

Maggio 19, 2008

Mi ricordo, quella volta, che non potevo trovare l’arnese maloffio che introducendolo nel posto addutto poteva schiudermi l’uscio babuscio. Quindi, cioè, di botto, non scartascrollarmi nell’abitacolo addutto ad abitacolazione e prendere il maglioncello. Che ora, mi spiego, ero così uscito un po’ di perdifiato senza contare la malauguratezza scismatica che prentendeva da me il brivido del freddo. Cioè, mi spiego, ero scito e facea na cifra freddo.

studiogrullo


alba jazz(trilogia)episodio 1

Maggio 18, 2008

 

Cadevano b1ca580747eb4ece569ec4bc00ecfd31.jpgle stelle. Gli sguardi si alzavano al cielo colmi d’imbarazzo,timorosi d’incontrarsi,di dividere qualcos’altro oltre alla sabbia su cui sedevano vicini. All’orizzonte una nave trasudava ritmi lontani. Gocce di Jazz, schizzi d’acqua salata sfociavano roventi a rimarginare una ferita aperta al gusto di sangue amaro.
25d0ce87593b1137bd77dbeffe1adaa7.jpg

 


Un destino comune suggerivano le coincidenze, da lui capito e da lei mai condiviso. Eppure chiaro, evidente. Proprio come il riflesso bianco della luna evidenziava la schiena di lei coperta dall’oro mosso dei suoi capelli. Avrebbe voluto guardarla negli occhi ma si rese conto che lei non si sarebbe mai voltata e così,invece di provare a prenderla,decise di lasciarla andare,di lasciarla sola al suo destino…e al diavolo tutto,anche quell’angelo biondo sdraiato in terra a guardare il mare. Finiva li quel gioco crudele e finiva l’estate. Le rose appassirono invano,le canzoni piano si spensero e le parole non fecero breccia e presto vennero da lei dimenticate. Lui partì accompagnato da orgoglio e nostalgia consapevole che prima o poi,per mano del tempo, orgoglio e nostalgia lo avrebbero lasciato per lasciar posto ai soliti ricordi,all’insolita monotonia… Ma lui continuava a cercarla. La cercava in mille volti,in mille notti senza senso e senza un mattino dopo e lei, che ricercava per dovere di professione, di tanto in tanto si perdeva nel pensiero sereno di colui che senza di lei non trovava pace. 


il filo spezzato(trilogia)2 episodio

Maggio 18, 2008

il filo spezzato(trilogia)2 episodio

 

c6cb78df9ef600baf49b512346857b51.jpgAnziché cocente bruciare adesso il sole,tiepido scaldava. Il tempo aveva ripreso a farla da padrone e i giorni sapevano di giorni,di ore scandite da un ciclo perenne, da un tic e poi da un tac che adesso scorrevano e non stagnavano in un istante che non si sarebbe ripetuto,che ormai non poteva essere cambiato.
1bfeed71880c96a6fed4b7f284839faf.jpg

 


Lui arrivò in cerca di risposte ma presto smise di porsi ogni domanda; non ne voleva più sapere,ne più pretendeva di capire. Se l’era ripromesso,ancora prima che lei entrasse nella sua vita,subito dopo che un grande amore scappasse via, che sarebbe solo andato incontro da quel giorno in avanti,che non avrebbe più inseguito niente e nessuno. Ed ora che nulla,in fondo,era stato e quindi niente era finito, ricominciare era ancora più facile. Sentiva che per essere felice non era ancora troppo tardi ma di sicuro il telefono e la voce di lei,dall’altra parte della cornetta, tuonarono troppo presto. Diceva di non essere molto lontana lei che era ancora molto vicina’chiedeva un incontro…chiedeva troppo ma non le fu negato niente. Lei,in fondo, non aveva patito,non aveva capito,aveva sempre evitato e non aveva mai creduto in ciò che lui aveva dovuto smettere di credere. Così, dopo quell’ultimo incontro in riva al mare, i due si rincontrarono:lei gli sorrise e lui ne ebbe paura. Trattenne la rabbia e la voglia di abbracciarla ma non si trattenne molto. Bevvero qualcosa,scoppiò qualche risata, ma la serenità di lei lo scuoteva ancora e si rese conto che il tempo non aveva ancora mantenuto la sua promessa,che lei non avrebbe cambiato strada e che per lui era arrivato il momento di cambiare aria…chiese scusa,inventò un pretesto qualunque e scappò via e da quel giorno lei di lui non ne seppe più nulla. Passarono mesi e lei, per mano del destino,sbagliò numero in un momento sbagliato ed entrambi si meravigliarono quando le loro voci si ritrovarono dopo tutto quel silenzio. E di tempo ne era passato, tanto che il canto di lei era finalmente lontano dalle orecchie e dal cuore di lui. Lei sembrava non volesse smettere di parlare e lui le lasciò dire fino all’ultima parola. “acqua nel deserto”, disse lei, che forse in quel momento lo aveva conosciuto per la prima volta ma lui,che ormai aveva rimosso tutto ciò che di buono aveva,penso che l’acqua nel deserto non era altro che acqua sprecata miseramente. E così lei si rese conto che forse lui avrebbe davvero potuto darle qualcosa,qualcosa che,anche se non sapeva cosa fosse,ugualmente le iniziava a mancare. Lo stesso battito di nostalgia,tempo dopo, la avvolse quando tra la folla, riconobbe la schiena di lui e per la prima volta lo inseguì e poi si lasciò andare in un tenero saluto. In quello stesso slancio,però,lei presto si accorse di stringere granito. Nei suoi occhi presto si spense la luce che quell’incontro aveva acceso. Si guardò tra le mani e non trovò che un pugno d’aria, un piccolo niente di quel nulla che aveva saputo coltivare. La cosa la rattristò ma non ne fece un dramma perché lei aveva solo percepito e non capito ciò che il destino,per tutto quel tempo,le aveva offerto invano. A lui di quell’incontro non rimase niente. Per lui era solo una vecchia e piccola ferita di una vita che ormai non gli apparteneva,di un passato che rinnegava. Sembrava proprio che il destino avesse gettato la spugna in questa storia,che il fato si fosse arreso a due piccole volontà che gli avevano sottratto il potere dell’esito,dell’ordine delle cose,dell’ultima parola,dell’ultima scena di un film che adesso vedeva i suoi protagonisti sempre più lontani dal lieto fine. Perché adesso quel solco era diventato un abisso,uno spazio invisibile e irraggiungibile per i due che si accingevano a divenire definitivamente,l’uno agli occhi dell’altra, immagini sfocate, sagome lontane,il vago ricordo di un fuoco spento  ancora prima di bruciare..


il bacio rubato(trilogia)3 episodio

Maggio 18, 2008

76128e092230e8674303b8b3f33a53ba.jpgDue labbra si sfiorano. Lei sorride,imbarazzata,sale in macchina e corre via verso casa.

Lui resta fermo,basito,con il labbro inferiore tra i denti ad assaporare quell’attimo che forse mai si sarebbe ripetuto.a985e69d7ee7a19a63fe91b75408601e.jpg

 Sarebbe partito all’indomani sul primo treno diretto altrove,non per sempre ma almeno il tempo necessario per dimenticare quello slancio scherzoso di lei,che mentre andava non sentiva il “trac” del cuore di lui che  si sgretolava per la seconda volta in pezzettini ancora più piccoli…

 

e64c64aba749b1c3ecd525319060d01b.jpg

E valli a riattaccare,quei sentimenti liberati da uno schiocco che rimbombava ancora nella testa di lui…

e vattele a scordare,quelle labbra color fiori di pesco al sapore morbido del burro di cacao.

Aveva detto lei,prima del bacio,aveva parlato di quell’altro e lui aveva capito,non ciò che lei voleva dire ma ciò che lei sentiva…

e lei sentiva per l’altro quello che lui sentiva per lei!

Aveva provato a distrarla, lui,ma poi aveva pensato che il dolore non era certo una cosa solo sua e glieno aveva lasciato vivere…

I due avevano anche passeggiato,ancor prima delle parole e del bacio,e lui aveva fantasticato,aveva sperato che quella strada continuasse fino all’infinito e non fino al negozio di dischi,come sempre…

I due camminavano e ridevano e non si accorgevano che camminavano sulla vita che passava…

e non capivano nemmeno che era quello il senso di tutto ciò che cercavano:non ciò che si trova alla fine della strada,bensì quello che si prova mentre quella strada si percorre…e loro sorridevano e non se ne accorgevano che,voltandosi indietro,a quella felicità voltavano le spalle…o forse no,

lui lo sapeva,ma sentiva che non doveva convincere per vincere una felicità che anche lei doveva conquistare e se proprio non la vedeva…pazienza,se la vita era una strada lei era il suo vicolo cieco,indietro lui non sarebbe tornato e per andare avanti…beh,toccava a lei abbattere il muro del dubbio e prenderlo per mano…

Ma di dubbi ve n’erano pochi nel cuore di lei ,che cercava solo una via di fuga dal pensiero dell’altro che le batteva in testa come un piccone.

E così,col labbro in bocca e il cuore sparpagliato tra le siepi circostanti,le diceva ,rabbioso nella mente “addio per sempre”…come sempre.