we three. Feel like an incubator (alexa)

Maggio 16, 2008
we three. Feel like an incubator

Oggi mi vedresti meno febbricitante di ieri, ma sono tornata a casa mia.
La paura di lasciare tutto ancora una volta adesso la sento, ne sento l’odore. Sento che insieme a te sto perdendo anch’io un legame a questo suolo. Tu secerni paura di andar via, e partirai da solo.
E nella spinta che sento per voi due, per te e per colui che ti ostini a cercare nella notte e che non ammetterai mai di amare in fondo, che risiede la mia curiosità. Lui è più giovane, più carico, più bello. Vorresti possederlo e inglobarlo come identità, lo so, non sopporti che mi sia stato vicino per una manciata di ore, non sopporti di non aver partecipato. Tanta bellezza sottratta ai tuoi occhi proprio sul più bello.
Mentre vedo nuda questa umanità che pulsa e secerne timori e dubbi, mi si allarga il ventre, ti fagocita, fagocita i tuoi emuli e le tue proiezioni…e ti zittisce. Sei tornato feto. Partirai verso una nuova nascita. Non sei mai nato. Non ne hai memoria.
Non so dove andrò, magari torno a cercarlo, priva di feto, ancora una volta risorta da un cataclisma.
Un fresco tremito mi indicherà la strada, come sempre.
Capita che 2 o 3 siano solo numeri e non l’amore dei freak. A volte no.
Le nostre complesse identità bombardate di stimoli sono ingestibili; posso cullarvi in questa certezza, fanciulli senza peso, menti acerbe dalle incredibili intuizioni, feti luminescenti.

Noi tre siamo nati in uno strappo troppo forte.

Troppo forte per la mente di un bambino.

In un incubatoio di rettili. 


stop alla stasi forsennata dei nerd(alexa)

Maggio 16, 2008

Eccoci,
occhi negli occhi in uno schermo che rimanda la nostra immagine ed ha una lingua metallica che tenta di intrufolarsi ovunque non voglio che mi veda.
Sono essenza filosofica in quest’attimo di violentissima follia, sono essenza e non fa male. Posso intimare un arresto a questa stasi del pensiero e dell’azione, che ti blocca in una rete di mani metalliche, lingue vedenti e registratori di suoni non veri, non quando li udrai ancora.
Sono essenza immateriale in quest’idiozia del frapporre schermi e schermature.
Guarisco la tua febbre da nerd con un blando placebo, una terapia che ora non serve più e non basta. Hai bisogno di immagini, di simulacri, di pezzi di corpi da venerare. Cannibale.
Troppo scomodo vedere gente intera, amare gente intera, odiarla anche, ma intera.
Un pezzo alla volta è più facile, un frame alla volta è meno faticoso, nella stasi forsennata dei nerd.