Il cerchio è la misura più infame con la quale misurare la propria resistenza.
Dal cerchio, nel cerchio. Se non ti fermi, non sai se stai fuori o dentro di esso.
Non sai se ti respinge o se ti centrifuga, non sai se ti puoi salvare,
se cadere dentro o fuori, non sai se potrai resistere ad un ‘altro giro.
Non ti puoi nascondere, non ti puoi fermare, non ci sono angoli nei quali sostare, quando sai di non poterlo fare, ruoti intorno al cerchio e insieme ad esso.
Evochi l’universo dentro di te, creando anche tu lo stesso sentiero millenario, calchi perfettamente il solco del disegno maledetto.
L’uomo nasce dalla spirale e se ne va dentro di essa.
L’abbandono, il deperimento, l’autocombustione della materia ,del corpo, non si porta via con sé nemmeno un grammo del dolore accusato. Lo spazio annega nel silenzio mentre il ricordo crea il danno permanente
così
il bianco emerge e
se poteva chiamarsi luce
ora è solo il nulla.
Si perde la memoria se una visione collettiva turba la propria intimità. Non rispondo più nemmeno al mio nome.
Divento più crudele quando intorno a me le parole squillano cinguettii pastosi e nauseanti
crollo nel sonno dei vivi.
Verso il buio il nulla avanza e le nubi avvertono il cambiamento , se pensi di resistere alla tua danza perpetua sai anche quante volte sei caduto.
Stanco,stanco,stanco di riesumarti preferisci non parlare. Consapevole del tuo amore per gli altri, ti senti inetto per quel poco che riesci a fare.
Una volta, ricordo, sapevo incoraggiarmi ed ora mi chiedo se domani saprò sopravvivere (alla mia dispersione).
Non ho mai vissuto la sicurezza degli oggetti ma perdermi tra questi, in un momento di abbandono, ferisce i miei sentimenti.
Vedo attraverso, lo scheletro di tutte le cose, vedo l’antico e il futuro, vedo grosse navi all’ orizzonte sorvegliare le coste.