L’INFAUSTO COACERVO di Eva Pratesi

 

 

 

Coacervo,

 ammucchio di persone affastellate sul cappello del re.

Tornava, scontato, dopo un giorno di razzia nel circolo dei giusti oratori e si chiedeva,

non senza annaspare,

cosa fosse quel groviglio sudaticcio sulla sua chioma lucente.

Rideva, rideva e i denti allargati su una fronte spianata fingevano di non soffrire il peso incombente dell’infausto coacervo. “Sfollate!”

Gridava da sotto il cappello mentre là sopra la folla saltava sulla musica di un clarinetto.

L’usignolo rimava e volando seguiva i balzi della scimmia drogata da dietro la porta.

 Il re era esausto e non trovava il modo di maritarsi.

 Ma quale fanciulla, Abbagliata da uno smagliante sorriso avrebbe pettinato quel suo coacervo???

Nessuna da secoli si era più fatta viva e il povero re,

Represso e infelice, Invidiava l’ammucchiata celebrata sulla sua testa.

2 Responses to L’INFAUSTO COACERVO di Eva Pratesi

  1. pino ha detto:

    mi piace il modo di scrivere: elegante e ricercato…
    troppo surreale però!!!!

  2. Alessandro ha detto:

    Il povero Re avrebbe dovuto accorgersi per tempo che la stagione era quella bella e solo sventura e dispiacere avrebbe portato quel cappello.

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