IL PIEDE GRECO di Eros Tumbarello

 

 

Può esserci bellezza in un piede? Per poter parlare di bellezza bisogna riferirsi a dei parametri estetici e culturali, calcolati sulla storia di un popolo, sulla sua morale. Il mio piede è greco, l’alluce è corto più dell’indice e del medio. (Ma a cosa ci serve l’indice del piede se con esso non possiamo indicare?). E’ possibile che una ragazza si innamori di un deforme? Una serie di domande ti pongo. Riusciresti tu ipotetica ragazza ad amare un nano osceno? Un nano che abbia tutte le carte in regola per essere osceno? Un nano che si caratterizzi per le bave alla bocca, l’espressione insensata come la raffigurazione di una finta parete bianca. A quali parametri dobbiamo riferirci per giudicare l’oscenità di un individuo di questo tipo? Per quale motivo disprezziamo le sue bave? Ho le prove che individui con la bocca asciutta e un taglio di palpebre normale usufruiscano del proprio aspetto banale per essere accettati dalla collettività. Ma è proprio nel concetto di normalità che andrebbe cercata la stortura o il gioco di prestigio. Le bave fanno inorridire. Potrebbe essere un discorso legato alla sensazione istintiva e spiacevole che provoca la viscosità. Il contatto delle mani con la bava mette i brividi. L’altezza poi è una forma di potere, una sua rappresentazione. Probabilmente entrano in gioco fattori biologici a creare un’opinione nel nostro interlocutore. La forma arrotondata del mio piede, come la corolla di un fiore, risponde ad una regola elementare di armonia: il cerchio, la curva, la morbidezza delle linee crea nell’osservatore il piacere. La forma a scaletta del piede volgare, a partire dall’alluce fino al mignolo, non crea la simmetria che culla lo sguardo. C’è simmetria nella combinazione specchiata di entrambi i piedi quando ci alziamo dal letto e li posiamo a terra per cercare le pantofole. Ma ciascun piede volgare è asimmetrico, osceno a suo modo, come un mostro sghembo. Certo l’equilibrio è piacevole anche se a volte può essere noioso.

Ho sempre avuto un’opinione del mio piede, come si tratti di una persona. Quando lo libero dalla calza posso sentirne il respiro, una sorta di alito mentolato che mi fa venir voglia di correre nell’erba. Ho cercato in ogni modo di imporre l’attenzione su questo dono di Dio ma nessuno sembra rendersene conto. “Avete visto il mio piede?” Domandavo. Ne ho offerto la vista in dono e il profumo, ma pochi hanno saputo riconoscergli un valore congruo, come auspicato. Dal piede si comprende lo spirito della gente, l’animo umano si prolunga fino all’estremità, il sentimento ci percorre come un fulmine e si scarica al suolo forgiando il piede, lo apre come una corolla elettrizzata che sboccia, fiore aperto spalancato, divelto dall’interno spanato, in mostra di sé come un cuore in mano. Andrebbe offerto nelle sere d’agosto, quando si sta sulla sdraio a prendere il fresco. Parlo di lui come di un figlio di cui andare orgogliosi, e ogni volta l’atto di sfilarlo dal calzino é liberatorio e preparatorio all’elogio. Le donne ci possono amare per il coraggio o per il potere, ma nessuna capisce quanta forza il piede trattiene in petto, perché il mio piede ha petto e cuore. Quando sono in piedi e gravo equamente sul suolo, i piedi sono come le fondamenta di un mondo, proni sulla terra, umili come sono i grandi. Solo gli eroi si sacrificano. Lo metto sotto un lume, la sera, e lo guardo. Lo accarezzo. I figli si baciano solo nel sonno, e io sogno di baciarlo quando dormo perché da sveglio mi è impossibile pensare di allungare così tanto il collo.

Un compagno di viaggio testimoniò che il mio piede non aveva alcun odore, eppure é vero che abbiamo condiviso una tenda da campeggio dormendo ciascuno in senso inverso rispetto all’altro.

La strozzatura del collo del piede, picco di una svasatura sui fianchi, è come la mascella di un cavallo vista da sopra e si dilata in una forma a ventaglio. Le vene azzurre solcano i tendini come serpenti d’acqua.

Bisognerebbe bagnarli ogni sera dopo l’apnea interminabile nelle scarpe. Respirano, attraverso ogni poro, d’un respiro millesimale e impercettibile,  come se ogni cellula bevesse la sua bolla d’ossigeno in silenzio, con la testa nella scodella per non perdere un solo respiro. Il dono delle nostre cellule è che esse non pensano a noi sennò impazzirebbero come a voler noi immaginare l’universo. 

In passato qualcuno lo ha esplorato. Qualcuno come l’Ulisse coi Ciclopi. Ogni vena cedeva sotto la pressione del pollice ma senza lasciare solchi nella carne giovane. E se il piede si ripiegava su se stesso a riflettere, rughe del pensiero ne increspavano la base. Provate ad accarezzare la nuca di una donna, lui sfiorava il collo del piede lungo la curvatura. Provate a intrecciare le vostre dita alle dita di chi amate, lui intrecciava le sue ai piedi, i tendini s’allargavano in una specie di respiro, la struttura tesa vibrava, plasticamente dolce, come a ricevere, come in un abbracciarsi. Attraverso il suo piede il suo cane lo amava. Vivevano un rito di preparazione alla passione che di per sé è già passione, è già fuoco che basta a se stesso, che si divora. La bestia docile levigava con la lingua tra le dita dei suoi piedi, e perlustrava meticolosamente ciascuno di quei canaletti con la dedizione dell’amante.

Se provava a guardarne la pianta portandoselo sulla coscia, era il petto di una colomba, la prospettiva di una collina da cui spuntano cinque teste di esploratori. Di profilo è il fianco di una nave aggredita da vene di ruggine. Dalla mia altezza è un pesce preistorico. Una famiglia di cinque dita che si stringe, la strada si percorre insieme, è finita se non si resta uniti.  

 

 

 

 

 

 

3 Responses to IL PIEDE GRECO di Eros Tumbarello

  1. bt ha detto:

    belle immagini, per raccontare un feticismo che nasconde come tutte le manie qualcosa di più…è vero che comunque ci concentriamo molto sul viso e le altre parti del corpo e poco nella cura del piede che è la colonna che sorregge il nostro essere e corpo intero.
    originale non banale e anche molte immagini per un oggetto d’amore poco raccontato e rappresentato, complimenti!

    bt

  2. bt ha detto:

    che tu abbia inventato un nuovo genere ….

  3. Alessandro ha detto:

    Bellissimo. Mi ha emozionato molto. Hai decisamente una buona ragione per odiare Power Point, non ci puoi mettere dentro queste parole 🙂

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